ArteVisione 2020
Parlare dell’edizione 2020 di ArteVisione non può, purtroppo, prescindere dal riferimento alla pandemia Covid-19, che ha condizionato le vite di ciascuno e che ha avuto ripercussioni notevoli anche nella modalità di organizzazione e gestione del progetto.
Nel momento in cui lavoriamo al bando, ancora non sappiamo quali saranno le normative per il contenimento pandemico, quali limitazioni ci saranno per riunioni e incontri, quanto saranno condizionati gli spostamenti.
Decidiamo allora, in via precauzionale, di prevedere un’edizione totalmente digitale. La possibilità di organizzare ArteVisione LAB con fruizione da remoto ci permette di ampliare il numero di partecipanti al workshop – avevamo previsto sette persone e ne selezioniamo dieci – e di accogliere artist_ anche residenti non in Italia, che possono candidarsi e seguire la settimana di laboratorio senza alcun condizionamento.
I fratelli De Serio sono invitati a seguire ArteVisione LAB in due intere giornate con le partecipant_. Dopo averci introdotto alla loro esperienza, si concentrano sull’analisi delle proposte progettuali, attraverso domande dirette che permettono di mettere in discussione i progetti, affinché questi vengano elaborati in maniera più approfondita prima della presentazione finale.
Le finalist_ di ArteVisione 2020 sono: Riccardo Badano, Hanna Rullmann, Fabrizio Bellomo, Fatima Bianchi, Lorenzo Casali, Givanni Giaretta, Gli Impresari, Kinonauts, Serena Porrati, Silvia Rossi, Alessandro Sambini, Elisa Strinna.
ArteVisione 2020 premia Fatima Bianchi con ”Mater Frioul” perché “dimostra di essere capace di riadattare la classicità in uno stile contemporaneo e molto raffinato; dove musica e teatro diventano strumenti per un’esplorazione che si annuncia visionaria e radicata nella cultura mediterranea”.
Inoltre, data l’alta qualità dei progetti presentati, Sky Arte si impegna ad acquisire e trasmettere sui propri canali le opere ”Upstream the border” di Riccardo Badano e Hanna Rullmann e ”Birds of passage” di Silvia Rossi.
Sul progetto vincitore “Mater Frioul”, ancora in fieri, possiamo dire poco. Infatti l’artista si sta ancora concentrando sulla sceneggiatura e sulla definizione dei personaggi.
Il film di Fatima Bianchi si sviluppa a partire da due elementi della sua biografia: il fatto di vivere a Marsiglia, di fronte alle isole Frioul citate, e il fatto di essere madre, condizione che completa il titolo del progetto. A partire da una riflessione personale sulla maternità, sul ruolo della donna, sul senso di colpa e di responsabilità, sui condizionamenti sociali, sull’idea di politicamente corretto, l’artista dunque rielabora il proprio vissuto in archetipi universali.
ArteVisione LAB 2020 - Il programma
Bando 2020
Fatima Bianchi - “Mater Frioul”
Sinossi
Su una delle isole Frioul, a largo di Marsiglia, tre donne vengono esiliate, escluse da una società patriarcale. La loro colpa, nonostante amino i propri figli, è quella di pentirsi di essere madri.
L’isola è deserta, aspra, segnata dagli elementi di una guerra. Le donne sono le uniche abitanti di questo luogo. Sono obbligate a ripetere ogni giorno una serie di azioni: lavano enormi e sproporzionate lenzuola in mare, distillano l’acqua facendo evaporare il sale in barili di plastica, camminano sull’isola raccogliendo macerie tra gli edifici abbandonati, stracci, pezzi di plastica, detriti. Tutto in silenzio. Questi gesti rimandano alle mansioni di una madre dedita al proprio ruolo, quel ruolo che hanno rinnegato.
Parallelamente, in uno studio di registrazione, le stesse attrici che interpretano le madri sull’isola ne incarnano i rispettivi alter ego, facendo emergere i loro pensieri attraverso voci fuori campo e dando vita a una realtà alternativa a quella dell’isola. Si genera così un universo sonoro che abbraccia la totalità del film.
Le “matres frioul” sono donne che vivono ai margini della civilizzazione, rifiutate dalla propria comunità, allontanate perché indegne, negligenti e asessuate, ma allo stesso tempo sono donne padrone di se stesse: conoscono cose che altri non sanno, fanno cose che altri non osano, oltrepassano le estensioni di un mondo conosciuto. Forse non trovano la morte, piuttosto il potere.
“Mater Frioul” è un film d’artista, un documentario-finzione basato su dei fatti reali.