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c/o careof

Organizzazione non profit per l'arte contemporanea

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Conosciamo Peggio + Mondo Video

A cura di Marco Senaldi

Mostra personale di Giovanni Ferrario + video di Sandro Zaccardini

12.12.1999 - 09.01.2000

Lo strano sconcerto che ci prende quando guardiamo una nostra fotografia (o ci osserviamo “in azione” in un video) è un’esperienza abbastanza comune. E' una cosa diversa da quando ci guardiamo in uno specchio, o in una vetrina; in questo caso cerchiamo semplicemente di vedere se “è tutto a posto”, qualcuno tenta di abbellirsi, o di rendersi presentabile, quasi tutti si controllano di sfuggita l’acconciatura o l’abito.

Ma nel caso della nostra immagine fotografica o video non ci viene in mente di darci una sistemata ai capelli, perché per un istante “non ci riconosciamo”, percepiamo quell’immagine come quella di un altro che (pur somigliandoci perfettamente) “non siamo noi”.

Ma che cos’è diventato Altro, l’immagine che abbiamo di noi stessi, oppure il corpo “che abbiamo di noi stessi”? A furia di fotografarlo, di riprenderlo, di estetizzarlo e di anestetizzarlo, il corpo (come l’ombra di Peter Schlemihl) si è stancato di seguirci dappertutto, si è rifugiato altrove, è diventato un “ultracorpo” — ed ora per capire che fine ha fatto occorre risalire agli indizi, cercare anche la minima parvenza di prova, collezionare tutte le possibili testimonianze.

Il lavoro di Giovanni Ferrario è il risultato di questa fase preliminare di indagini. Intanto il corpo ha lasciato delle tracce: innanzitutto di sudore, che ha impregnato la carta assorbente e i teli su cui si è adagiato; poi, delle tracce formali, che sono state ricamate o disegnate là dove col suo peso o con la sua luce ha fatto apparizione; infine delle impronte figurali, che lo scanner ha catturato e restituito come frammenti di epidermide. 

La caccia però resta aperta, perché il “corpo del reato” si confonde con l’“immagine del delitto”: il sudore si mescola all’inchiostro della stampante, la scansione allo sguardo, la pelle diventa pellicola, e la carta assorbente, imbevuta realmente di sudore, assorbe lo strato cutaneo delle immagini.

L’invito a conoscersi peggio che Ferrario ci rivolge con il suo lavoro va inteso perciò riflessivamente: conoscere peggio se stessi è la sola condizione per conoscersi meglio gli uni gli altri, ossia per cominciare a riconoscersi come uni  e come altri.

Marco Senaldi, dicembre 1999

Nella saletta video, Careof presenta: Mondo Video, di Sandro Zaccardini