Americas Remixed
A CURA DI
Roberto Pinto, Euridice Arratia, Jen Budney e Franlìklin Sirmans
OPERE DI
Tracy Baran, Mcarthur Binion, Lori Blondeau, Iona Brown, Patty Chang, William Cordova, Stephanie Diamond, Kevin Ei-Ichi De Forest, Shelley Eshkar, Rico Gatson, Diego Gutierrez, Jennie J. Jones, Lennon Jno Baptiste, Paul Kaiser, Corine Lemieux, Dave McKenzie, Robyn Moody, David Opdyke, Esther Partegas, Rammelzee, Bentley Spang, Jeff Thomas.
Dal 23.09.2002 al 27.10.2002
Presso Careof e lo spazio laboratorio Openspace di Via Marconi 1
L’esposizione, promossa dal Settore Giovani del Comune di Milano e ideata da Roberto Pinto con Euridice Arratia, Jen Budney e Franklin Sirmans, comprende opere di 22 giovani artisti americani chiamati a confrontarsi sul tema Identità e comunicazione.
La mostra prende in esame le nuove tendenze dell’arte contemporanea nel Nord America, area geografica che da oltre cinque secoli è meta di immigrazione, un territorio in cui confluiscono e convivono molteplici etnie e culture differenti.
I curatori non sono cittadini degli Stati Uniti tranne Franklin Sirmans, ma vivono o hanno vissuto a lungo a New York: Euridice Arratia è venezuelana, Jen Budney canadese. Il loro punto di vista, pertanto, è frutto di quella cultura “americana” che è fatta di varie anime e provenienze. Coordinati da Roberto Pinto, hanno selezionato artisti di diverse estrazioni culturali, di maggioranze e minoranze etniche e religiose, che, attraverso le loro opere - dipinti, video, fotografie, installazioni - riflettono sull’attuale condizione della società nordamericana cercando di individuarne l’identità artistica e culturale. Sono giovani che si interrogano sulla ridefinizione dell’io in rapporto con l’altro, con chi li circonda. Ne emerge un ritratto articolato e complesso che tocca corde emotive e passionali, ironiche, ma a volte anche provocatorie e dissacranti: una mostra dai molti volti e, naturalmente, dalle molte identità.
In occasione dell’inaugurazione saranno presenti: Lorie Blondeau, Patty Chang, Paul Kaiser, Jenny J. Jones, Corina Lemieux, Robin Moody, Rammelzee, Jeff Thomas.
I curatori
I curatori americani, coordinati da Roberto Pinto, sono giovani critici che hanno già maturato importanti esperienze professionali a New York e in altre città del mondo.
Euridice Arratia, venezuelana, laureata in Storia dell’Arte all’Universidad Central de Venezuela, con una specializzazione alla New York University, ha curato numerose esposizioni tra cui Made in America, presso il Centro Arte Contemporanea al Palazzo delle Papesse a Firenze e Boundless: Videos by Latin American Artists, presso il Cinema Tropical and Artists Space di New York. Membro del College Art Association, è stata produttore associato del documentario La Tropical (2000) diretto da David Turnley, vincitore del premio Pulitzer.
Jen Budney, canadese, laureata in Liberal Arts all’Università di Alberta, attualmente sta concludendo la specializzazione in Antropologia. Dopo un’esperienza come coordinatrice artistica per la Gallery 101 di Ottawa, ha curato con Roberto Pinto Stranger Knocking, mostra che ha rappresentato l’Italia alla prima edizione della _Melbourne International Biennale tenutasi in Australia, nel 1999. Ha curato inoltre Francesca Woodman, personale della giovane artista americana presso la Galleria Civica d’Arte a Modena.
Franklin Sirmans, newyorkese, due lauree - Storia dell’Arte e Letteratura Inglese - alla Wesleyan University di Middletown, collabora con diversi quotidiani e periodici fra cui The New York Times e Newsweek International. Fra il 1997 e il 1998 è stato caporedattore di Flash Art International Magazine. Assistente di Richard Marshall per la curatela della mostra dedicata a Jean-Michel Basquiat al Whitney Museum nel 1992, ha seguito numerose esposizioni in Europa, Asia e Nord America e ha pubblicato diversi cataloghi di arte contemporanea. Tra le mostre curate ricordiamo: New York, New York: Big City of Dreams (Milano, 1999); Video Art: Past and Present presso la Gallery C.A.I.S. di Seoul (1999); One Planet Under a Groove tenutasi al Bronx Museum nel 2001.