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c/o careof

Organizzazione non profit per l'arte contemporanea

c/o careof

Caos termici

A CURA DI
Mario Gorni, Giovanna Bertoni, Gabriele Naia e Alessia Rotondo

IN COLLABORAZINE CON
Casa Masaccio

Dal 13.03.2011 al 10.04.2011

La fisica definisce “caos termico” la compresenza in un corpo di diversi gradi di temperatura, che danno luogo a movimenti spontanei potenzialmente disordinati e tumultuosi. Se leggiamo questo assunto in termini metaforici, è facile rintracciare riferimenti a diverse situazioni politiche, che stanno ribollendo nelle rive del bacino Mediterraneo. A livello planetario poi, andando ad analizzare le condizioni del pianeta Terra, ci troviamo di fronte ad un quadro desolante, dove tutti gli elementi naturali della biosfera manifestano inquietudini che investono ogni elemento del regno animale, vegetale e minerale. Assistiamo ormai impotenti ai cambiamenti climatici che a tutte le latitudini provocano disastri irreparabili, ai movimenti tettonici che sconvolgono intere aree, a guerre esportate nelle zone marginali del pianeta, all'esodo di intere popolazioni del Sud del mondo verso approdi più ricchi e lontani dalla fame. È urgente individuare modalità di scambio termico più sostenibili, che consentano di raggiungere equilibri più stabili e riducano le differenze fra la fame e l'opulenza, le democrazie e i totalitarismi. Gli artisti da sempre funzionano come termometri, che rilevano le temperature in ogni parte del corpo sociale. Spesso nel lavoro degli artisti affiorano elementi di critica, di disagio, di sofferenza e di insofferenza per un contesto imbarbarito, che mina drammaticamente le regole e i valori della civile convivenza.
Abbiamo qui raccolto un campione significativo di opere che in diverse forme alzano un cartello di protesta contro un sistema che da troppo tempo, nella gestione delle relazioni individuali, non riesce più a promettere la crescita delle persone, a garantire la loro libertà e il diritto universale di immaginare un mondo migliore per tutti.

Come “biglietto da visita” della mostra o come riferimento storico e filosofico, viene proposto all'ingresso di Casa Masaccio un vecchio film di Guy Debord pensato nel 1967 e prodotto nel 1973. Manifesto del Movimento Situazionista, La Societé du Spectacle è infatti un lavoro profetico che risulta, all’alba del 2011, ancora di una spiazzante attualità.

Christian Niccoli e Massimiliano e Gianluca De Serio ci introducono poi nella babele linguistica contemporanea, dove le facoltà di comprensione delle ragioni dell'altro sono messe in crisi da un modello comunicativo impersonale, in cui i drammi vissuti dal singolo non vengono più riconosciuti e condivisi dalla comunità. Spersonificata e gelida è anche la ricerca di Gabriele Pesci che, frugando negli interstizi della Rete, raccoglie ciniche testimonianze provenienti dalle campagne militari condotte dalle superpotenze occidentali in Medio Oriente. I due lavori di Enzo Umbaca, il primo del 1994, il secondo del 2009, costituiscono dei campanelli di allarme premonitori di quello che oggi ci troviamo ad affrontare sul piano politico e sociale. Stefano Lupatini e Stefano Collizzolli riflettono sulle fragili linee di confine che separano le culture, le nazionalità e i poteri. Il dramma delle migliaia di morti bianche, che ogni anno insanguinano i cantieri nostrani e non, è testimoniato invece dai fratelli De Serio e dal collettivo NoiSeGrUp. Mentre gli orrori della cronaca nera, cui siamo purtroppo assuefatti e anestetizzati, ci sono riproposti problematicamente nei lavori di Oliver Pietsch e di Silvia Levenson e Florencia Martinez. Gea Casolaro sviluppa poi una riflessione sulle modalità inutili e crudeli che caratterizzano la condizione detentiva del tutto inefficiente in vista del reinserimento nella società. Benjamin Lee Gordon e Ciro Vitale propongono dei lavori focalizzati sulla dimensione del tempo e sui cambiamenti socioculturali. Il collettivo Alterazioni Video, nella sua feroce ironia, denuncia infine le speculazioni edilizie e le centinaia di edifici incompiuti presenti nel sud Italia.

Nelle opere selezionate non incontriamo mai un approccio banalmente giornalistico, ognuno degli artisti si è sforzato di interpretare con il proprio linguaggio e la propria sensibilità i fatti e le notizie che ci ha voluto consegnare. Caos termici non è stata concepita come triste elenco di lamentele, ma come urgente necessità di risposta, ognuno con i propri mezzi e insieme con la volontà di manifestare il disagio e l'opposizione verso un sistema che non deve più avere futuro.

Con il contributo di Fondazione Cariplo e Fondazione Banca del Monte di Lombardia