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Organizzazione non profit per l'arte contemporanea

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Comete. Avanguardie di un altro sistema solare

12 - 13 - 14.04.2024, ore 10.15

Anteo Palazzo del Cinema, Milano

A cura di Marta Bianchi e Marta Cereda

In occasione di Milano Art Week 2024, Careof presenta "Comete. Avanguardie di un altro sistema solare”, un programma di screening di opere filmiche d'artista, che inaugura una virtuosa relazione con miart. Il progetto è curato da Marta Bianchi e Marta Cereda, realizzato in collaborazione con il Comune di Milano e con il supporto di Fondazione Cariplo.

Nelle mattinate di venerdì 12, sabato 13 e domenica 14 aprile 2024, con apertura antecedente a quella della fiera, Anteo Palazzo del Cinema diventa lo spazio per fruire di opere video, in una dimensione intima e curata, che permetta di valorizzare questo linguaggio, anche attraverso la relazione diretta con alcune artiste e artisti, presenti in sala.

Il titolo del progetto si lega al tema di miart 2024 "no time no space” e utilizza la metafora introdotta da Franco Battiato nell’omonimo brano per identificare nelle artiste e negli artisti selezionati e nella loro produzione le "avanguardie di un sistema solare”. I lavori presentati sono anticipatori e rivelatori di temi talvolta già visibili ma trascurati, talvolta ancora da far emergere, sono bagliori che illuminano e rischiarano le coscienze, talvolta permanendo più a lungo, talvolta solo per un istante.

Tre giornate per tre tematiche:
12 aprile 2024, ore 10.15
"Civiltà sepolte: una riflessione su storia e società”
con opere di Fatima Bianchi, Jacopo Miliani, Beatrice Marchi, Valentina Medda, Ugo La Pietra

13 aprile 2024, ore 10.15
"Viaggiatori anomali: una riflessione sull’identità”
con opere di Rä di Martino, Corinne Mazzoli, Liliana Moro, Adrian Paci, Driant Zeneli

14 aprile 2024, ore 10.15
"Continenti alla deriva: una riflessione sul territorio, sul paesaggio, sul rapporto tra umano e naturale”
con opere di Meris Angioletti, Claudio Beorchia, Masbedo, Caterina Erica Shanta, Luca Trevisani

L'ingresso è gratuito, fino a esaurimento dei posti disponibili.

"Civiltà sepolte: una riflessione su storia e società” - 12.04.2024, ore 10.15

  • Fatima Bianchi, "Les dissidentes”, 2024, 25’, video, colore, suono, courtesy l’artista

Tre madri vengono esiliate su un'isola, sotto costante sorveglianza. Sono costrette ai lavori forzati per aver osato ribellarsi alle convenzioni della maternità. Le loro voci interiori mettono a nudo le difficoltà che affrontano, spesso considerate tabù dalla società. "Les dissidentes” è realizzato grazie al sostegno di Italian Council (11. edizione, 2022).

Fatima Bianchi (Como, 1981; vive a Marsiglia) è una regista le cui ricerche si collocano tra il documentario creativo e il cinema sperimentale. I suoi film e le sue installazioni sono stati esposti in festival e gallerie, tra cui: Visions du Réel (Nyon, Svizzera); Cinéma Vérité (Tehran, Iran); Open City Documentary (Londra, Regno Unito); Mediterranea 18 Young Artists Biennale (Tirana, Albania); Centre d'Art Contemporain (Briançon, Francia). Con l’opera Notturno è stata selezionata alla Settimana Internazionale della Critica della 73. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Tra i premi ricevuti: Italian Council (11. edizione, 2022), ArteVisione (2020), Filmmaker Festival (2014).

  • Jacopo Miliani, "La discoteca”, 2021, 25’, video, colore, suono, courtesy Centro per l’arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato

In un futuro distopico, l’autorità esercita il potere proibendo di dare sfogo alle emozioni e, in particolare, di ballare. La punizione è essere trasformati in rose, simbolo di perfezione ed entità a cavallo tra vita e morte. Per Ermes, il cui fidanzato è da poco diventato un fiore, e Didi non è un giorno come un altro: sono stati invitati alla discoteca Babilonia per compiere un rigoroso rituale finalizzato alla riproduzione della specie. Sulla dancefloor, Ermes e Didi trovano nei propri gesti e ricordi la possibilità di una diversa e sorprendente trasformazione. La discoteca è realizzato grazie al sostegno di Italian Council (8. edizione, 2020).

Jacopo Miliani (Firenze, 1979; vive a Milano) è un artista il cui lavoro si colloca a metà tra le pratiche delle arti visive (installazione, video, fotografia) e quelle del corpo, guardando soprattutto alla performance come metodologia di studio e ricerca. Da tempo porta avanti un'indagine che si formalizza, oltre che con la pratica artistica, anche in altri progetti interdisciplinari: dal workshop all'editoria indipendente.

  • Beatrice Marchi, "When Katie Fox met the Evil Turtle”, 2022, 10’14’’, video con animazioni digitali, colore, suono, courtesy l’artista e SANDY BROWN, Berlino

In "When Katie Fox met the Evil Turtle” due personaggi, Katie Fox e la tartaruga Ci-uffa, diventano cattivi. La prima per desiderio di popolarità, la seconda dopo un incidente che l'ha sfigurata. Un incontro casuale le conduce a una prova di forza, una sorta di gara per capire chi effettivamente sia più cattiva. In questa occasione Katie Fox riscopre il senso di colpa e gioisce del fatto che il pentimento la rimetterà sulla strada del successo. Il lavoro è realizzato a tecnica mista, anche attraverso l’utilizzo di animazioni 2D.

Beatrice Marchi (Gallarate, 1986; vive a Berlino) esplora i ruoli identitari nelle dinamiche di gruppo per mettere in discussione gli stereotipi di genere, le definizioni morali e professionali, utilizzando video, performance e pittura. Il suo lavoro è stato presentato in mostre personali e collettive presso diverse istituzioni, tra cui: Museion (Bolzano, 2023); Pogo Bar, KW (Berlino, 2023); MAXXI (L’Aquila, 2022); Fondazione Prada (Milano e Tokyo, 2022); Kunstquartier Bethanien, (Berlino, 2021); Istituto Svizzero (Milano, 2021); MACRO (Roma, 2021). È vincitrice di ArteVisione (2023).

  • Valentina Medda, "The Last Lamentation”, 2024, 13', video, colore, suono, courtesy l’artista

"The Last Lamentation” è un rituale funebre per il Mediterraneo, qui concepito come luogo di attesa e trapasso, incarnazione di un'assenza, deposito di cadaveri e cadavere in sé. L'opera racconta la tragedia del mare attraverso un'ipnotica partitura vocale e coreografica che rielabora i codici rituali in forme contemporanee e astratte. La potente presenza di dodici donne piangenti, vestite di nero e in piedi accanto al mare, rende più tangibile l'assenza dei morti e fa esplodere le loro voci silenziose. "The Last Lamentation” è realizzato grazie al sostegno di Italian Council (11. edizione, 2022).

Valentina Medda (Cagliari, 1975; vive a Bologna) è un'artista interdisciplinare il cui lavoro è stato esposto in diversi contesti nazionali e internazionali. The Last Lamentation è stato presentato in una mostra personale al MAN (Nuoro) e al Cimitero Monumentale della Certosa (Bologna), promossa dal MamBo. È stata in residenza, tra gli altri, presso: BAR (Beirut, Libano); Cité des Arts (Parigi, Francia); Flux Factory (New York, USA). Tra i premi ricevuti: PERFORM EUROPE, Italian Council (11. edizione, 2022) e Stronger Peripheries - Southern Coalition.

  • Ugo La Pietra, "Per oggi basta!”, 1974, 14’, video, suono, courtesy l’artista e Archivio Fondazione Cineteca Italiana

«La possibilità di uscire dagli schemi imposti si scontra ogni giorno con chi li controlla». Il film esprime, a livello autobiografico, le difficoltà che l’operatore estetico incontra ogni qual volta tenta “strade” al di fuori del “sistema”. Tutto ciò è rappresentato attraverso il progetto e quindi la realizzazione e l’uso di uno strumento (Il Commutatore, 1969) con il quale è possibile superare la fisicità urbana e proiettarsi verso “il vuoto”. Questa “proiezione” viene bruscamente interrotta da una frase autoritaria: «Ugo La Pietra per oggi basta!», alla quale corrisponde visivamente un articolo sulla pagina culturale di un importante quotidiano che blocca il percorso e fa precipitare il tutto, costringendo il protagonista a recuperare lo “strumento” e a riportarlo al chiuso del proprio studio senza poterlo utilizzare.

Ugo La Pietra (Bussi sul Tirino, 1938; vive a Milano) si è laureato in Architettura al Politecnico di Milano e dal 1960 si dedica a ricerche nelle arti visive e nella musica. Artista, architetto, designer e soprattutto ricercatore nella grande area dei sistemi di comunicazione. La sua attività è nota attraverso mostre, la direzione di diverse testate, la didattica negli Istituti d’Arte e nelle Università. Le sue opere sono presenti nei più importanti Musei internazionali.

"Viaggiatori anomali: una riflessione sull’identità” - 13.04.2024, ore 10.15

  • Corinne Mazzoli, "How to Customise Yourself”, 2021, 3’44’’, video, colore, suono, courtesy l’artista

Il video, che sceglie il modello del tutorial come linguaggio, prende spunto dalle teorie del complotto diventate virali negli ultimi anni e mostra come utilizzare accessori e vestiti ispirati alla simbologia cospirazionista per creare un personaggio. Black Cube, Reptilian, Eye, Holy Fire, WiFi, elementi che si trovano su diversi social media e forum, sono trasformati dall’artista in oggetti indossabili come simboli delle teorie complottiste. "How to Customise Yourself” è parte della collezione del MA*GA (Gallarate) dal 2021 e della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea della Repubblica di San Marino dal 2022.

Corinne Mazzoli (La Spezia, 1984; vive a Venezia) è un'artista visiva la cui ricerca pone al centro l'analisi del corpo femminile in relazione all'immagine che ne viene data sui social network. In particolare, esplora il rapporto tra costrutti identitari, stereotipi di genere e rappresentazione online. È dottoranda di ricerca presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca, dove indaga il processo educativo come pratica artistica. È socia fondatrice di AWI Art Workers Italia. Il suo progetto immersivo "The Gossips' Chronicle”, prodotto da Careof, ha vinto l'8. Biennale College Cinema Immersive e sarà presentato all'81. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2024).

  • Liliana Moro, "La solida avventura”, 1993, 5’, video, colore, suono, courtesy l’artista e Rodeo Gallery

La canzone "Dancing” di Paolo Conte è il punto di partenza da cui l’artista ha costruito questa narrazione: parla di danza e danzatori, di gesti di corpi e movimenti nello spazio, ma anche di quei sentimenti che portano a inseguire le proprie passioni. Un testo che è stato interpretato da Liliana Moro come una dichiarazione d’artista.

Liliana Moro (Milano, 1961; vive a Milano) ha fondato, insieme ad altr artist, lo spazio di via Lazzaro Palazzi, attivo dal 1989 al 1993. Nel suo lavoro utilizza suono, parole, sculture, oggetti e performance per comporre un mondo che mette in scena una realtà, allo stesso tempo, cruda e poetica. Ha esposto in importanti mostre o istituzioni, tra cui: Documenta IX (Kassel ,Germania, 1992); Aperto XLV Biennale di Venezia (Venezia, 1993); Castello di Rivoli (Torino, 1994); Moderna Museet (Stoccolma, Svezia, 1998); PS1 (New York, USA, 1999); De Appel (Amsterdam, Olanda, 1999); MamBo (Bologna, 2011); MART (Rovereto, 2012); MAXXI (Roma, 2016).

  • Adrian Paci, "Prova”, 2019, 10’16’’, video, colore, suono, courtesy l’artista e kaufmann repetto, Milano e New York, Peter Kilchmann Gallery, Zurigo e Parigi

Lo sfondo è lo scheletro in cemento di un edificio mai completato, al cui centro si trova un gruppo di uomini che sembra attendere in silenzio. Sono persone disoccupate in cerca di lavoro a Scutari, in Albania. Per tutta la notte, dal tramonto all'alba, i protagonisti si guardano, sorridono o si addormentano in piedi. Il silenzio percepito è interrotto di tanto in tanto dal richiamo delle parole «Prova, prova» pronunciate come se ci si trovasse a un soundcheck. La telecamera si sposta per seguire un gruppo di cavalli e cani che corre per le strade, quasi a prendersi gioco dell’immobilità dell’umano.

Adrian Paci (Scutari, Albania, 1969; vive a Milano) ha tenuto mostre personali in istituzioni italiane e internazionali, tra cui: Haifa Museum of Art (Haifa, Israele, 2022); Salzburger Kunstverein, (Salisburgo, Austria, 2019); National Gallery of Art (Tirana, Albania, 2019); Museo Novecento (Firenze, 2017); Chiostri di Sant’Eustorgio (Milano, 2017); MAXXI (Roma, 2015); Trondheim Kunstmuseum (Trondheim, Norvegia, 2014); Röda Sten Konsthall (Göteborg, Norvegia 2014); MAC, Musée d’Art Contemporain de Montréal (Montréal, Canada, 2014). Ha partecipato alla Biennale di Malta (2024), alla 14. Biennale di Architettura di Venezia (2014), alla 4. Biennale di Salonicco (2013), alla Biennale di Lione (2009), alla 15. Quadriennale di Roma, dove ha vinto il primo premio (2008), alla 15. Biennale di Sydney (2006), alla Biennale d’Arte di Venezia (1999 e 2005) e Manifesta (1998 e 2022).

  • Rä di Martino, "Moonbird”, 2022, 25’, video, colore, suono, courtesy l’artista

Moonbird è una creatura onirica che appare e anima la villa in cui un uomo per scelta si è isolato dal mondo; un botanico che vive immerso nei suoi oggetti, nella sua casa immensa che lo intrappola e lo immobilizza. Un banale avvenimento fa crollare questo assetto e porta il protagonista fuori dalle sue tenebre fatte di convenzioni e monotonia. Qui, in uno stato di sospensione onirica, nasce Moonbird, ciò che non è potuto penetrare nel reale ci riesce attraverso l’inconscio.

Rä di Martino (Roma, 1975; vive a Roma) ha esposto in diverse istituzioni, tra cui: Tate Modern(Londra, Regno Unito, 2007 e 2013); PS1 (New York, USA, 2006 e 2007); Palazzo Grassi (Venezia, 2008 e 2016); Quadriennale a Palazzo delle Esposizioni (Roma, 2008 e 2016); La Biennale di Venezia (2007); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino, 2012); MACRO (Roma, 2006); MAXXI (Roma, 2014 e 2017); Museion (Bolzano, 2014 e 2015); NIMK (Amsterdam, Olanda, 2007); MCA (Chicago, USA, 2009); MALI (Lima, Perù, 2013). Il suo primo lungometraggio Controfigura (2017) è stato presentato in anteprima alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica della Biennale di Venezia. Tra i premi ricevuti: Italian Council (IV. edizione, 2018), Lio Capital Art Prize (2020).

  • Driant Zeneli, "The Valley of the Uncanny Lovers – Chapter I - The Leaf”, 2023, 7’12’’, video, colore, suono, courtesy l’artista.

"The Leaf” è il primo capitolo di una nuova trilogia di Driant Zeneli, intitolata "The Valley of the Uncanny Lovers”, valle circondata da montagne di cemento, casa di specie diverse. Questa è la storia di Tinny, una foglia che si innamora di un fiore e fa di tutto per allontanarsi dall’albero e raggiungerla. Solo quando si avvicina, Tinny scopre che si tratta, in realtà, di una batteria al litio, senza vita. The Leaf è realizzato nell’area di New Belgrade, Bežanijski Blokovi, grazie alla collaborazione con un gruppo di studenti della Facoltà di Drammaturgia di Belgrado, in particolare con Mitar Milecevic.

Driant Zeneli (1983, Scutari, Albania; vive a Torino) è un artista il cui lavoro si concentra sulla ridefinizione delle idee di fallimento, utopia e sogno, come elementi che aprono possibili alternative. Nel 2019 e nel 2011 ha rappresentato il Padiglione Albania alla 58. e alla 54. Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia (con una mostra personale e una mostra collettiva). Tra i premi ricevuti: Premio MOROSO (2017); Premio Giovane Artista Europeo Trieste Contemporanea (2009); Premio Internazionale di Arte Contemporanea Onufri (Tirana, Albania, 2008). È stato direttore artistico di Mediterranea 18, Biennale dei Giovani Artisti d'Europa e del Mediterraneo (Tirana e Durazzo, Albania, 2017). È co-fondatore di Harabel.

"Continenti alla deriva: una riflessione sul territorio, sul paesaggio, sul rapporto tra umano e naturale” - 14.04.2024, ore 10.15

  • Masbedo, "Togliendo tempesta al mare”, 2007, 3’22’’, video, colore, suono, courtesy gli artisti

Un uomo in giacca e cravatta solca le acque del mare con un bicchiere in mano, mentre la burrasca imperversa senza sosta. Il suo è un proposito assurdo e irrealizzabile: in un imperterrito andirivieni, raccoglie la spuma delle onde nel bicchiere, poi incespica e cade sulla battigia, viene travolto dalla corrente, ma ogni volta si risolleva risolutamente per portare a termine il suo mandato. Si tratta di un “impiegato della mente”, che cerca attraverso una missione inattuabile di dare un senso alla propria esistenza.

MASBEDO è un duo artistico formato da Nicolò Massazza (1973) e Iacopo Bedogni (1970). Collaborano dal 1999 e attualmente vivono a Milano e Piacenza. Nel loro lavoro esplorano costantemente, e di conseguenza mescolano, diversi linguaggi artistici: video, installazione, cinema, performance, teatro d'avanguardia e sound design. Di recente hanno identificato la relazione tra cinema e arte come area privilegiata di indagine, che affrontano con uno sguardo attento sia agli elementi socio-antropologici sia a quelli più intimi e poetici. Il loro lavoro è nelle collezioni pubbliche di: MART (Rovereto); Fondazione Merz (Torino); GAM (Torino); MACRO (Roma); DA2 (Salamanca, Spagna); CAAM (Las Palmas, Spagna); MAXXI (Roma); Musei Reali di Torino; Fondazione ICA (Milano); Museo Salinas (Palermo); GAMeC (Bergamo).

  • Caterina Erica Shanta, "En Ausencia”, 2023, 26’37’’, video, colore, suono, courtesy l’artista

In Messico l'acqua potabile è un bene privato, quindi il suo accesso è regolato da leggi di mercato. In questo contesto, dove non ci sono garanzie di disponibilità, il tema diventa ancora più un discorso politico che implica una revisione dell'intero tessuto urbano di Città del Messico.
"En Ausencia” è costruito sulle voci narranti di alcune persone che hanno aderito a una open call pubblicata dall’artista mentre si trovava in città, in cui chiedeva loro di raccontare sogni in cui l'acqua fosse l'elemento principale e ricorrente.

Caterina Erica Shanta (Landstuhl, Germania, 1986; vive a Pordenone) lavora principalmente nel campo delle immagini in movimento e dell'arte contemporanea con diversi media, realizzando film basati su archivi privati e pratiche di film-making collettivo. Le sue opere sono state esposte in istituzioni quali: Ca' Pesaro (Venezia); GAMeC (Bergamo); Careof (Milano); Fondazione Bevilacqua La Masa (Venezia); MamBo (Bologna). Ha partecipato a numerosi festival cinematografici, tra cui: Oberhausen Film Festival (Germania); Lo Schermo dell'Arte (Firenze); Filmmaker Film Festival (Milano); Trento Film Festival (Trento). Tra i premi ricevuti: MUFOCO Italia è un desiderio, Italian Council (10. edizione, 2021).

  • Luca Trevisani, "38° 11’ 13.32” N 13° 21’ 4.44” E44° 24’ 27.4” N 8° 55’ 60.0” E”, 2018, 9'41'’, video, colore, suono, courtesy l'artista, Pinksummer Contemporary art, Genova e Galerie Mhedi Chouarki, Berlino

Questo film è un’esplorazione del complesso delle grotte di Addaura e delle immagini che ospita: una serie di incisioni rupestri che risalgono al tardo Epigravettiano e al Mesolitico. Si tratta di alcune delle più antiche incisioni di cui siamo a conoscenza, risalenti a circa 14.000 anni fa, in cui l'uomo ha rappresentato per la prima volta un rito, illustrando l'attività di gruppo, la società e il banchetto. Poco cambia se parliamo di un'incisione che raffigura un rito apotropaico, lo sciamanismo erotico o un clamoroso falso storico: queste iscrizioni sono un mistero molecolare che non possiamo comprendere, sono la cartografia del desiderio di essere umani e sono un futuro collettivo da ricordare.

Luca Trevisani (1979, Verona; vive a Milano) è un artista visivo la cui pratica multidisciplinare è stata esposta a livello internazionale in musei e istituzioni, tra cui: Biennale of Sydney (Sydney, Australia), Manifesta 7 (Trentino Alto Adige, 2008) Biennale di Architettura di Venezia (Venezia); Museum of Contemporary Art Tokyo (Tokyo, Giappone), Kunsthalle Wien (Vienna, Austria); Magasin (Grenoble, Francia); MAXXI (Roma); Museo del Novecento (Milano); GAM (Torino). La sua ricerca spazia tra scultura e video e attraversa discipline di confine come le arti performative, la grafica, il design, il cinema sperimentale e l'architettura. Trevisani ha pubblicato testi per riviste d’arte e quotidiani e ha pubblicato diversi libri, tra cui: The Art of Folding for Young and Old (Cura Books, 2012); Water Ikebana (Humboldt Books, 2014); Grand Hotel et des Palmes (NERO Editions, 2015); Via Roma 398. Palermo (Humboldt Books, 2018); Walking Loaves (NERO, 2023).

  • Meris Angioletti, "Il paradigma indiziario”, 2009, 13’50’’ video, colore, suono, courtesy l’artista

Cripte, pozzi, cunicoli e canali costituiscono una Milano sconosciuta: dai celebri sotterranei del Castello Sforzesco ai più moderni bunker di via Mecenate, fino ai ricoveri antiaerei di via Adriano e della Stazione Centrale, passando per catacombe e passaggi segreti. Una Milano inedita, segreta, densa di misteri. L’artista esplora questi luoghi senza prescindere dal confronto con la gente che li ha abitati. Le strutture architettoniche e le storie a esse correlate sonoa tratti molto diverse, ma ciò che le accomuna è il viaggio nel tempo, nella memoria, nella ricostruzione quasi archeologica del vissuto. Il sotterraneo diventa così un’immagine mentale, un ricordo, una proiezione.

Meris Angioletti (Bergamo, 1977; vive a Parigi) è artista e ricercatrice presso la scuola dottorale APESA, Institut ACTE, Paris 1 Panthéon-Sorbonne. Radicando le sue ricerche nella storia dell’arte e del cinema, in particolare nelle prime forme di astrazione, ma anche nelle scienze cognitive, nella psicologia e nell’esoterismo, le sue opere interrogano i meccanismi della percezione, della memoria, del corpo e dell’emissione vocale. Tra le mostre recenti: Anozero – Biennal de Coimbra (Coimbra, Portogallo, 2021-2022); 22. Prix – Bonaventure, Fondation d’Entreprise Pernod Ricard (Parigi, Francia); CND (Pantin, Parigi, Francia); CRAC (Alsazia, Francia) FRAC Champagne-Ardenne (Reims, Francia); Centre Pompidou (Parigi, Francia); 30. Biennale di San Paolo (San Paolo, Brasile); 54. Biennale d'Arte di Venezia (Venezia).

  • Claudio Beorchia, "On the road (backwards): Parking in the sky of Walmart”, 2018, 2’38’’, video, colore, suono, courtesy l’artista

Sulle auto, ormai da diversi anni, è frequente avere in dotazione la videocamera della retromarcia. Il dispositivo, in genere alloggiato sul portellone del baule, si aziona automaticamente innestando la retromarcia, e mostra sullo schermo del cruscotto ciò che avviene dietro il veicolo, facilitando così le operazioni di parcheggio del guidatore. Ma se si apre il baule, la videocamera cessa di controllare l’asfalto; puntata verso l’alto, comincia a osservare lo spazio indefinito, incontrollabile e non misurabile del cielo. Il video è stato girato nella periferia di Savannah, Georgia, Stati Uniti, guidando in retromarcia e con il baule aperto nel grande parcheggio di un Walmart Supercenter.

Claudio Beorchia (Vercelli, 1979; vive a Refrontolo, TV) ha studiato Design e Arti Visive all’Università Iuav di Venezia e si è perfezionato in New Media Arts all’Accademia Brera di Milano; ha conseguito il dottorato in Scienze del Design presso la Scuola di Dottorato dello Iuav. Tra le mostre più recenti: Museo Mucbe, (Benicarlò, Spagna 2023); Artists Unlimited Gallery (Bielefeld, Germania 2023); K18 Gallery (Maribor, Slovenia 2021); XPO Gallery (Enschede, Olanda 2020); Museo di Fotografia Contemporanea (Cinisello Balsamo, 2019-2020). Ha partecipato a programmi di residenza artistica, tra cui: Tides Institute (Eastport, Maine, 2022); Serlachius Museum (Mantta, Finlandia, 2018); Art Omi (Ghent, New York, 2017); Viborg Kunsthal (Viborg, Danimarca 2015); Swatch Art Peace Hotel (Shanghai, Cina, 2013).