06 May 2025 15:09:23
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c/o careof

Organizzazione non profit per l'arte contemporanea

c/o careof

Some Strings

15.05.2025, ore 18.30

Proiezione con contributi filmici di:
Khaled Abdulwahed, Wiame Haddad, Youssef Chebbi, Christophe Clavert, Sarah Beddington,Yosr Gasmi e Mauro Mazzochi, Valentin Noujaïm, Wendelien Van Oldenborgh & Cathleen Schuster & Marcel Dickhage, Julie Courel, M’hand Abadou Djezairi & Marcel Mrejen, Amie Barouh, Mohamed Bourouissa, Valerie Massadian, Ismaïl Bahri & Youssef Chebbi

A seguire tavola rotonda aperta al pubblico insieme all’iniziatrice di “Some Strings” Narimane e i film-maker Yosr Gasmi e Mauro Mazzocchi in conversazione con i membri di Zaira Oram, Francesca Brusa e Francesca Ceccherini.

Careof ospita “Some Strings. Obstervatory on Deculturalisation. Chapter 2” a cura di Zaira Oram, un progetto artistico e audiovisivo nato come atto di resistenza e di richiesta per la liberazione della Palestina.

Regist_ e artist_ di tutto il mondo hanno dato vita al progetto con una coralità di gesti filmici inediti (della durata da 1 a 5 minuti l’uno) che affondano le loro radici in Palestina, dove il poeta e insegnante Refaat Alareer è stato colpito durante attacchi aerei israeliani insieme a sette membri della sua famiglia il 6 dicembre 2023. Nel suo ultimo poema “If I Must Die”, pubblicato cinque settimane prima del suo assassinio, Refaat Alareer invitava chi sarebbe rimasto in vita a costruire un aquilone, un oggetto storico di resistenza, con pezzi di spago – “some strings” appunto – e così anche chi legge è invitat_ a prendere parte in questo atto simbolico. In “Some Strings”, i brevi contributi filmici raccolgono questo messaggio, viaggiando nei cieli dei nostri immaginari oltre le narrazioni istituzionali e facendosi veicolo di risonanza per la libertà.

“Some Strings” è presentato da Careof come secondo capitolo della ricerca “Observatory on Deculturalisation” sviluppata da Zaira Oram.

Il progetto supporta le attività di The Owneh Initiative, un’organizzazione che mobilita il sostegno finanziario a una serie di istituzioni palestinesi cui finanziamenti sono stati tagliati o congelati dopo gli eventi del 7 ottobre 2023.

Proiezione

Some Strings_P1

KHALED ABDULWAHED - leipzig, 2024
WIAME HADDAD - may 2024 « sang titre »
YOUSSEF CHEBBI - hammet el jerid, tunisie, 2024 « 12 avril 2024 »
CHRISTOPHE CLAVERT - paris, mai 2024
SARAH BEDDINGTON - the blue line, south lebanon, 2017-2024 « my grandfather crossed with a horse »
YOSR_GASMI_MAURO_MAZZOCHI - mer méditerranée, milan, 2022-2024 « verso » VALENTIN_NOUJAÏM - beyrouth, 2018 « kérosène » WENDELIEN_VAN_OLDENBORGH & CATHLEEN_SCHUSTER & MARCEL_DICKHAGE (titre provisoire) - berlin, 2024 « Letter from Berlin: we keep gathering »
JULIE_COUREL - 1917-1933-1954-2024
M’HAND ABADOU DJEZAIRI & MARCEL MREJEN - 2008-2024 - images from israel defence force AMIE BAROUH - pavillon sous-bois, aulnay-sous-bois « damason »
MOHAMED BOUROUISSA - 2024 « النیة (intention) »
VALERIE MASSADIAN - saint jean-de-la-forêt, 2024
ISMAÏL BAHRI & YOUSSEF CHEBBI - 2017 « esquisse (pour e. dekyndt) »

“If I Must Die” di Refaat Alareer

If I must die,
you must live
to tell my story
to sell my things
to buy a piece of cloth
and some strings,
(make it white with a long tail)
so that a child, somewhere in Gaza while looking heaven in the eye awaiting his dad who left in a blaze — and bid no one farewell
not even to his flesh
not even to himself —
sees the kite, my kite you made, flying up above, and thinks for a moment an angel is there bringing back love.
If I must die
let it bring hope,
let it be a story.

Observatory on Deculturalisation

“Observatory on Deculturalisation” è una piattaforma di ricerca che parte dal lavoro della storica dell’arte femminista italiana Carla Lonzi (1931-1982). Sviluppato da Lonzi nel contesto del collettivo Rivolta Femminile a Milano, il concetto di “deculturalizzazione” compare nel testo “Sputiamo su Hegel” del 1973 per definire quelle pratiche e azioni che si oppongono ai paradigmi della cultura patriarcale. Zaira Oram (Francesca Brusa e Francesca Ceccherini per questo progetto) parte da Lonzi per approfondire la ricerca ed espandere il concetto di deculturalizzazione in relazione ai sistemi contemporanei di oppressione. Il primo capitolo di Observatory on Deculturalisation ha avuto luogo presso OXYD Kunsträume a Winterthur (CH) nel 2023 con l’invito degli artisti Larissa Araz, Paloma Ayala, Chiara Bersani, Reshma Chhiba, Chloé Dall’Olio, Zehra Doğan, Parastou Forouhar, Nicola Genovese, Roman Selim Khereddine, Kani Marouf, Maria Matiashova, Reut Nahum, Valentina Triet, Marilyn Umurungi.

Zaira Oram

Zaira Oram è un collettivo curatoriale impegnato in pratiche espositive sperimentali che attraversano le arti visive, la performance, il suono e i dati. Fondato nel 2020, Zaira Oram è attualmente composta da Francesca Ceccherini, Chloé Dall’Olio, Camille Regli, Francesca Brusa ed Elisa Bernardoni, e si espande includendo altre figure nel suo cammino. Il suo lavoro intreccia i temi della memoria e dell’identità, dell’emarginazione e della resistenza, della ritualità e della guarigione con i processi artistici. Madre di OTO SOUND MUSEUM, Zaira crede nella pratica dell’ascolto come veicolo di trasformazione. Nel tempo, ha coltivato relazioni con diverse organizzazioni di ricerca artistica in Svizzera e all’estero, con l’intento di esplorare i confini dell’interazione curatoriale e della contaminazione culturale, amplificando al contempo voci artistiche rimaste inascoltate. Tra le collaborazioni recenti si annoverano La Becque (Tour-de-Peilz), Kunst Halle St. Gallen (San Gallo), La rada (Locarno), Kunstraum Walcheturm (Zurigo), Le18 (Marrakech), Khoj Studios (Nuova Delhi) e Dar Jacir (Betlemme).

Crediti

“VERSO”
un film di Yosr Gasmi & Mauro Mazzocchi
mix suono Yurij Del Barba
numerizzazione pellicola Adrien Von Nagel
Un ringraziamento al coordinamento studentesco della Statale di Milano