La Nuda Umanità
Mostra personale di Armando Della Vittoria e video di Gabriele Di Matteo
presentazione di Giulio Ciavoliello
20.02.2000 - 20.03.2000
Io sono un'opera d'arte?
Pensiamo e agiamo come se la nostra idea dell'opera d'arte fosse assoluta, non relativa a epoche e luoghi determinati. Eppure sappiamo che a qualche migliaio di chilometri da noi il mondo dell'arte non esiste. Per mondo dell'arte intendo un sistema ordinato di posizioni e ruoli cui corrispondono spazi, azioni ed aspettative precise. Un migliaio di anni fa nella nostra penisola l'arte era funzionale a una società integrata alla religione. Quello che possiamo considerare un capolavoro d'arte medioevale era uno strumento di comunicazione organico ad una condizione religiosa del mondo.
In fondo da poco tempo l'Occidente attribuisce a un singolo la dote dell'artisticità e adora le opere d'arte in quanto tali. Con la secolarizzazione si venerano le opere come oggetti di culto, gli autori diventano divi. Anche i termini che si usano sono presi in prestito dalla religione. Nei musei si osserva il silenzio e non si comprende il perché. Che questo accada in una biblioteca è giusto, perché il vocìo disturba la lettura. Ma per concentrarsi e godere davanti a un'opera visiva è sempre necessario il silenzio?
Nel nostro mondo l'arte, oltre ad aver preso il posto della religione, vive prevalentemente del suo carattere relazionale. È riconosciuta solo da una comunità in grado di apprezzarla.
È per questo che non ci stupiamo davanti a un monocromo, a un taglio, a un orinatoio o a una fila di sassi. È per questo che sorridiamo a chi dice: "Ma questo so farlo anch'io!".
L'arte se è valore condiviso da una comunità è anche valore esclusivo che allontana perché estraneo ad una maggioranza. Non voglio sostenere che l'arte deve inseguire numeri, unanimità, consensi. Non è un partito politico. L'arte non è elitaria per scelta, si trova ad esserlo per necessità. Tuttavia antipaticamente esclude chi è ignorante in materia, che si sente preso in giro. La conquista di autonomia sancisce purtroppo uno scollamento. L'arte paga la sua libertà con una netta separazione dalla vita comune.
Prima l'arte era intimamente legata a tecniche artigianali sedimentate nel tempo e apprese lentamente. Era legata a convenzioni non immutabili ma ampiamente riconosciute.
L'arte contemporanea, basata su un eccessivo apprezzamento dell'unico e dell'originale, ha sancito il misconoscimento di ciò che è realizzato nella scuola di, alla maniera di, secondo uno stile. In tal modo sono stati estromessi o emarginati individui dotati di abilità compositiva, spesso virtuosi nella capacità manuale e capaci di comunicare in modo immediato con lo stupore dell'arte.
Con l'operazione La nuda umanità Gabriele Di Matteo attraverso Armando della Vittoria, concretamente impersonato dal bravo Salvatore Russo (copista napoletano), con l'ausilio di Loredana Filice, recupera per una volta la vocazione illustrativa, didattica, interpretativa della pittura, per presentare momenti salienti della storia umana.
Di Matteo che da anni lavora sull'autore e sui suoi doppi, sull'unico e sulla ripetizione, su manualità e riproduzione, in questo caso fa emergere un sentire popolare dell'idea di arte, introducendovi un dubbio. È lo stesso dubbio che balena nella mente di Salvatore Russo quando lui per primo incredulo, spossato da una giornata di lavoro passata a dipingere quadri, spontaneamente s'interroga: "Io sono un'opera d'arte?".
Giulio Ciavoliello