Giovanni Surace
10.11.1996 - 07.12.1996
Il gesto di "portare la TV in galleria" - come Giovanni Surace ha fatto all'inaugurazione di due personali, da Vigato ad Alessandria e da Careof a Cusano Milanino (MI) - non è propriamente ascrivibile alla tradizione del readymade.
In quelle occasioni i palinsesti prevedevano una partita di calcio intenazionale (ad Alessandria) e una messa solenne officiata dal Papa in Vaticano (a Cusano Milanino). Due veri e propri media events, per usare la terminologia di Dayan e Katz, ed è superfluo sottolineare quanto di artefatto e di costruito presiede all'elaborazione di un evento mediale.
![](http://careof.test/media/pages/progetti/1996/giovanni-surace/131eb6069b-1618336914/96_giovannisurace_003g.jpg)
Surace racconta di aver subìto - spettatore 'passivo' come gli altri all'interno della sua mostra - in queste occasioni "il fascino della diretta". […]
Il problema di molta arte del nostro tempo è stato quello di "portare la realtà in galleria" - nelle forme di "snobisme machinal" (è la formula usata da Baudrillard per Warhol) della linea Duchamp-Warhol-Koons, o nella pratica 'romantica' e passionale che dall'espressionismo tedesco, attraverso i diversi realismi figurativi arriva alle performance postorganiche di artisti come Orlan o Jana Sterbak.
Surace accende in galleria un frammento di neo-realtà, vi porta tutto il pathos di quel medium che ha reso ormai la realtà, già nel suo farsi, impasto insolubile di attuale e virtuale, la pervasività di una retorica del vedere che carica di emotività ogni particolare della visione, che ci fa vedere troppo. Surace 'documenta', però, questa "cerimonia dei media".
![](http://careof.test/media/pages/progetti/1996/giovanni-surace/aeb8d42a08-1618336915/96_giovannisurace_005g.jpg)
Il video che la racconta assume la consistenza e l'energia di un'opera autonoma, e la sua visione porta a modificare il giudizio sull'evento da cui è originato. L'inquadratura della telecamera che riprendeva la diretta vaticana di Careof coincide perfettamente con i bordi della proiezione del video che la raccontava.
Solo dalla qualità un po' nebbiosa delle immagini e dall'effetto straniante della sovrapposizione di due sonori (la voce del Papa e quelle dei visitatori di Careof) è possibile rendersi conto che stiamo vedendo "un'altra cosa", non quello che in effetti vediamo.
Poi cominciano ad affacciarsi le teste degli spettatori sul bordo inferiore dello schermo (quello in galleria, e il nostro mentre stiamo rivedendo l'evento), e portano sul monitor tutta l'intensità di un set - di un lavoro fuori-campo che non è visibile, ma determina tutta l'intensità del visibile qui e ora (là e allora).