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c/o careof

Organizzazione non profit per l'arte contemporanea

c/o careof

A Visual Threesome

Mara Oscar Cassiani, Kamilia Kard, Corinne Mazzoli

A cura di Giada Pellicari con Marta Bianchi

Inaugurazione: 17.09.2021

11.00 - 21.00 long opening, ingresso libero

14.00 e 16.00 visita guidata con la curatrice Giada Pellicari

21.30 "Nuovo habitat", performance di Mara Oscar Cassiani, ingresso (link: https://form.jotform.com/211654056758360 text: con prenotazione obbligatoria)Art Night: 18.09.2021, 15.00 - 20.00 21.09.2021 - 25.11.2021martedì - sabato 14.30 - 18.30

Careof presenta "A Visual Threesome", a cura di Giada Pellicari con Marta Bianchi, un progetto che intende creare un dialogo visivo e teorico tra tre artiste italiane nate nei primi anni Ottanta: Mara Oscar Cassiani, Kamilia Kard, Corinne Mazzoli.
La mostra inaugura venerdì 17 settembre 2021 con una performance di Mara Oscar Cassiani aperta al pubblico su prenotazione, alle ore 21.30.

La rappresentazione della donna, le questioni di genere, l’estetica queer-femminista sono alcuni ambiti comuni di ricerca all’interno di questo gruppo. Le artiste analizzano, ad esempio, come l’uso delle nuove tecnologie e dei social network influenzi la percezione del corpo femminile in quanto sede visiva del desiderio sessuale e di un’ipotetica sua perfezione e tentano, a loro volta, di disinnescare lo stereotipo comune, usando un linguaggio visivo afferente all’Internet Culture.

"A Visual Threesome" è dotato di un’anima kitsch visivamente disturbante e accattivante, che dialoga con il gusto popolare. Al contempo ammicca a una forma di erotismo languido e soft, dove la donna è ugualmente Gaia, Afrodite e Minerva.

In mostra vengono presentate alcune installazioni prodotte per l’occasione da Careof, insieme ad alcune opere iconiche che intrecciano queste tematiche fortemente attuali.

La performance inaugurale "Nuovo Habitat" di Mara Oscar Cassiani è il culmine di un percorso laboratoriale svolto prevalentemente con donne e operatrici de La Grande Casa, cooperativa sociale che si occupa di situazioni di fragilità, a cui si aggiungono alcune persone che si identificano nel pronome “lei”.
Qui, spogliati dagli stereotipi che infestano la nostra cultura, siamo avvicinati da donne guerriere libere nelle proprie identità. Si tratta di un rituale catartico e insieme un augurio con cui si dà avvio alla mostra.

Biografie

Mara Oscar Cassiani (Pesaro, 1981) è un’artista visiva wifi based, che lavora nel campo della performance, della coreografia, dei linguaggi digitali e del ritual clubbing. La sua ricerca è incentrata sulla creazione di un immaginario contemporaneo, in cui le nuove grammatiche e i rituali sono mutuati dal mondo di internet, dalle sottoculture, dagli avatars e dall'immaginario del brutal capitalismo.
Il rapporto che intrattiene con il pubblico, in una dimensione allargata - sia live sia mediata - viene esplorato, attraverso questi immaginari visivi, in allestimenti performati open space e live streaming.
Un flusso di immagini, un melting pot tra estratti di pop, folklore rituale, folklore digitale e del linguaggio commerciale che restituisce un’istantanea globale, un “fast food visivo” tra kitsch, cruda ritualità e apocalisse.
Attiva sia in Italia che in Europa, fa attualmente parte del network europeo BE PART. Nel 2019 è stata insignita del Digital Award del Roma Europa Festival per la performance “SPIRITXROMA”, nel 2012 ha ricevuto il Premio Speciale Arte Laguna Venezia per la performance “UNO su UNO”, nel 2016 ha partecipato alla XVI Quadriennale d'Arte di Roma, "Altri tempi, altri miti".
Tra i progetti recenti si segnalano:
"Be Water My Friends #2, we will dance together again", Santarcangelo Festival 2050, Be Part 2021, luglio 2021;
"SPIRIT X MAMOIADA", Abitare Connessioni Festival, Sardegna 2021;
"SPIRIT AVATAR", filtro performance digitale, Art Layers per il decennale di Artribune,2021; Be Plants Club, cura di una serie di online party, performances, visuals and djset per Santarcangelo 2021 e Be Part;
"I AM DANCING IN A ROOM _ LA FAUNA 2K20", RomaEuropa 2021_2022, bando residenze digitali 2021;
"BONDONE", digital artworks and livestreaming, INBTWN, Centrale Fies, 2020;
"I AM SURFIN IN A ROOM", festival online VVR19, Fusolab, Roma 2020; LAFAUNA2k20 , RomaEuropaFestival, Digital Live 2020;
"AIRMAX 2K20", webcam versione, IbridaFestival 2020 e Accademia Arti Visive Bologna 2020;
"Be Water, My Friends", Santarcangelo Festival 2050 and Be PART, estate 2020;
"We we still make love tomorrow?" , online group show: well now wtf, USA- EU 2020;
"Ed3n 2020", instagram online group show #artistinquarantine, 2020;
"L’ Apres midi de la Fauna", Vorspiele, Panke Gallery, Transmediale Berlino, 2020;
"SpiritXRoma", sezione Digitalive , Roma Europa Festival , 2019;
"Spirit", Progetto Muse Sardegna, Santarcangelo Festival 2017;
"Airmax" (2016-2019), "WifiSpirit" (Xing, Raum Bologna 2016),
"Ed3n & The Perfect Life e Ed3n Temple£ (2016, Centrale Fies, Dro), "The Sky was Pink" (2016, Santarcangelo Festival internazionale dei teatri), "Fear Not The Dark", collab. with Markus Ohrn (2016, Kunstenfestivaldearts, Brussels), "Justice" (2015), "You can (not) Advance" (2015), "MMXIV Iconography" (2014-2015), Trashx$$$ (2012), "UNO su UNO" (2011-2012).

Kamilia Kard (Milano, 1981) è un’artista e docente. Dopo aver conseguito una laurea in Economia Politica, passa a studi artistici ottenendo un diploma triennale in Pittura e una laurea specialistica in Cinema e Video, Net Art all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano. Attualmente è dottoranda in Digital Humanities all’Università degli Studi di Genova. Insegna Comunicazione Multimediale all’Accademia di Brera e Modellazione Digitale 3D all’Accademia di Carrara.
La sua ricerca esplora come l’iperconnettività e le nuove forme di comunicazione online abbiano modificato e influenzato la percezione del corpo umano, della gestualità, dei sentimenti e delle emozioni.
Le sue opere sono state presentate a livello internazionale, tra cui Galerie Odile Ouizeman a Parigi, Dimora Artica a Milano, Metronom a Modena, Victoria and Albert Museum a Londra, P7 a Parigi, IMAL a Brussels, Fotomuseum a Winterthur, La Triennale di Milano, Museo di Contemporary Art, São Paulo, Brasile, La Quadriennale di Roma, Hypersalon, a Miami e Museo del Novecento, Milano. Ha curato “Alpha Plus. An Anthology of Digital Art” (Editorial Vortex 2017). Ha partecipato come relatrice alla conferenza Machine Feeling (Transmediale e Cambridge University), una serie di panel focalizzati sul tema dell’intelligenza artificiale, del machine learning e delle nuove forme di linguaggio sociale e culturale da loro derivanti. È stata Visiting Fellow a Paris Sciences et Lettres EnsadLab nel gruppo di ricerca di François Garnier Spatial Media, focalizzandosi sui temi della cognitività e agentività all’interno degli ambienti VR.

Corinne Mazzoli (La Spezia, 1984; vive a Venezia) si diploma all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 2008. Nel 2012 consegue la Laurea Specialistica in Arti Visive all’Università Iuav, Venezia.
La sua è una costante ricerca su invisibilità e ipervisibilità, su strategie audiovisive di inganno, su mode e follie, diffuse attraverso internet. Al centro vi è sempre il corpo e la sua rappresentazione nei media.
La sua ricerca è maturata anche grazie alle residenze artistiche all’estero tra cui si ricordano CASA RIO a Rio de Janeiro nel 2018 durante la quale ha prodotto la performance “The Party Wall”; The Lab Program a Città del Messico nel 2019 dove ha sviluppato la ricerca “Building Mass, Mass and more Mass” grazie al contributo del premio MOVIN’UP 2018/2019, promosso da MiBAC, GAI, GA/ER.
Tra i progetti recenti si segnalano:
2021 (upcoming) “Tutorial non convenzionali”, Museo MAGA, curata da Alessandro Castiglioni, Gallarate
(IT) - mostra personale.
2021 “School of Waters”, Mediterranea 19, curata da A Natural Oasis?, Repubblica di San Marino (SMR).
2021 “Future School”, partecipante nel Padiglione Corea per la 17^ Biennale di Architettura di Venezia (IT),
progetto collettivo Lagoon Dialogues, realizzato come collettivo “The Venetian Team”.
2021 progetto “Dolomiti Care” in Comunità Resilienti, Padiglione Italia per la 17^ Biennale di Architettura di
Venezia (IT), partecipazione con il video “L’uomo al limite”.
2021 - Workshop “Variazioni/Variations”, Masterclass per ragazzi in collaborazione con Educational Palazzo
Grassi, Venezia (IT)
2021 - Workshop “Tutorial non convenzionali”, Progetto ACADEMY YOUNG curato da Museo MA
GA, in
collaborazione con IS G Falcone, Gallarate (IT), sponsorizzato da Regione Lombardia.
2020 - “#ARTISTSINQUARANTINE”, progetto instagram curato da Giada Pellicari
Il video “Tutorial #1: How to get a Thigh Gap” è parte della collezione Stonefly dal 2013 mentre “Tutorial:
how to customise yourself”, nella collezione Museo MA*GA dal 2021.

Percorso delle opere - di Giada Pellicari

COME VIVERE QUESTA MOSTRA
Giada Pellicari

Vari sono gli ambiti di ricerca che legano fortemente queste tre artiste, sviluppati anche nella forma di una lunga chat esistente da quasi due anni ormai: un rimpallo continuo, divenuto effettivo spazio online di condivisione, di influenze sia teoriche sia visive.
L’affinità tra di loro è lampante. La rappresentazione della donna e del suo corpo, le questioni di genere, l’estetica queer-femminista sono sempre presenti nelle loro pratiche, come lo sono le dinamiche dei social network e della Internet Culture, toccando elementi quali la compresenza del sé on-line e off-line, l’iper-connessione, la viralità dei meme e dei video. A questi si aggiungono, soprattutto nelle opere presentate in mostra, dei richiami alla spiritualità, alla sacralità e a ciò che intendiamo come “femminino sacro”.
“A Visual Threesome” è dotato di un’anima kitsch visivamente disturbante e accattivante, che dialoga con il gusto popolare. Al contempo ammicca a una forma di erotismo languido e soft, dove la donna è ugualmente Gaia, Afrodite e Minerva.
“A Visual Threesome” vuole parlare di madre terra, di natura e paganesimo, di amore, sessualità e sensualità, di caratteri forti e tenaci, e dell’importanza della conoscenza. L’uso stridente di palette fluorescenti, vivaci e artificiali, caratterizzante i lavori delle artiste, viene spesso accompagnato
da colonne sonore che vanno dalla musica dance al metal, dando vita a una forma di performatività comune a tutte e tre. Si tratta di un aspetto che si manifesta on-line e off-line, nei loro profili social
e nell’uso dei filtri Instagram, nei rave/Djset pubblici e nelle meditazioni, nello stare in soliloquio davanti alla videocamera o nel coinvolgimento di attrici, nel cambiare colore dei caratteri online “hackerando” improvvisamente le chat private o nell’uso dei filtri Instagram.
L’intenso “fil rouge” performativo tocca aspetti carnevaleschi e ritualistici, connotati dal camouflage, dal movimento e dalla musica, in Mazzoli e Cassiani, mentre si esplica in modo più sottile e intimistico in Kamilia Kard: qui il rapporto performativo emerge nella relazione a uno a uno che si instaura, ad esempio, nel giocare a un suo videogame o nel girare attorno alle sue tipiche sculture di Veneri in 3D.

“Nuovo Habitat” è il progetto di Mara Oscar Cassiani composto da una perfomance, un laboratorio e un’installazione pensata per lo spazio espositivo di Careof al centro della sala.
La performance di tipo partecipativo, da lei descritta “spiritual rave site-specific”, è preceduta da un percorso di allenamento con preparazione fisica e del pensiero, durato cinque giorni.
Dedicato a donne e a chiunque si riconosca nel pronome “lei”, vede anche la collaborazione de La Grande Casa, una cooperativa sociale che da oltre vent’anni si occupa di accogliere donne in uscita da situazioni di violenza e maltrattamento e accompagnarle verso l’autonomia.
“Nuovo Habitat” si ispira al ritrovamento dei resti di una donna guerriera all’interno di un sepolcro in Svezia, per anni erroneamente confusa dagli archeologi con il corpo di un uomo e riconosciuta come tale solo nel 2019, tramite lo studio del DNA. Inizia così la rilettura di molti ritrovamenti dell’archeologia contemporanea che portano alla luce l’importanza della matrilinearità e della società matriarcale anche in ambito guerriero. Le performer sono vestite da guerriere contemporanee allenate al pugilato come forma coreografica che, come sostiene l’artista, “si contrappongono agli stereotipi di genere declinati al femminile”, dove vi è l’intento di creare un nuovo cerimoniale contemporaneo carico di energia.
L’installazione ambientale di Mara Oscar Cassiani è composta da t-shirt e teli, costumi deputati e utilizzati per la performance, ricamati con mantra motivazionali come “Matriarchia” e “Sorellanza”. Alcuni mani in gesso, realizzate durante il training con le partecipanti, sono disposte nello spazio e su alcuni yoga mat rielaborati. Il Wall Painting è stato realizzato in maniera site-specific con le fiamme tipiche della cultura Boxe e Tuning, suo segno ricorrente, presentandosi in quelle tonalità “pastel” dell’estetica della rete e del genere fluido. La sua capacità di combinare arte, musica, performance e Djset tipici della cultura clubbing e della tradizione romagnola - da lei definita “raveology” - è un modo per creare dei rituali contemporanei dove emergono le liberazioni dei ruoli come avviene nella tradizione carnevalesca. Si compie allo stesso tempo una forma di catarsi dionisiaca. Il ritmo musicale assume il connotato di un mantra dilatato per lungo tempo che genera un ballo di gruppo dove i corpi diventano un unicum. Le performance di Mara Oscar Cassiani uniscono i bit della musica dance al movimento del corpo, le tradizioni antiche e i riti arcaici pagani, atmosfere Wiccan e shamaniche contemporanee e meditazioni yoga, spesso fondate sul rapporto essere umano-natura.

La pratica artistica di Kamilia Kard nasce da un ambito pittorico, successivamente evoluto in quello digitale. Sono due anime facilmente identificabili nei suoi lavori, sia per i riferimenti storico-artistici esistenti, sia per la forte estetica denotata da colori cangianti tipici degli schermi e dalla presenza di effetti
glitterati che conferiscono un “appeal” sensuale. “Untitled” è il progetto-videogame che ha pensato appositamente per la mostra, allestito come in un piccolo set, una cameretta privata dai toni rosa pastello e bubble-gum. La protagonista è una guerriera, similare allo stereotipo della “Hot-Babe”, ossia
una bellissima donna dal fisico a clessidra. Gli elementi che stridono con questa visione sono il trucco spaventoso e grottesco insieme al suo equipaggiamento composto da spade, accette e scudi,
che rispecchia sia un immaginario fantasy sia una cultura arcaica germanica. Il visitatore può giocare lottando contro una figura maschile senza armi, un personaggio rachitico e in mutande, chiaramente sua contro-parte e “Villain” della storia. La guerriera si muove all’interno di un ambiente antico e rosa che ricalca le fattezze di un tempio, purtroppo condannata alla ripetizione di un gioco dove l’attende una
perenne sconfitta. Si viene a creare una sensazione di loop, dove il combattimento è sempre lo stesso, enfatizzando, così, un senso di impotenza della protagonista.
Accompagna il videogioco un progetto video correlato “Loading instructions (Mansplaining)”, una sorta di trailer da guardare prima di giocare, che catapulta il pubblico in un immaginario fantastico ma profondamente maschilista. Qui appaiono altre iconografie tipiche dell’artista come la serie “Giuditta e Oloferne”, dove le texture sono particolarmente preziose e dettagliate. Il tempio diviene allo stesso tempo il filo conduttore dell’installazione, in dialogo con l’imponente scultura rosa di Venere in 3D “Woman as a Temple”, nuovo esemplare della sua serie in progress dal 2017, insieme a una più piccola dai toni azzurri.
Si tratta di un progetto capace di ricordare tutta una lunga iconografia appartenente alla storia dell’arte, dove le donne sono morbide e voluttuose, richiamando all’attenzione veneri paleolitiche come quella famosa di Willendorf o i dipinti rubensiani. Sono torsi muliebri, busti senza arti, acefali, divini e intrisi di un
velo di “femminino sacro”, che induce anche a valori di fertilità e abbondanza. Per l’artista il corpo assume in questo caso caratteristiche astratte. Non è più riconoscibile ma diviene quasi asettico e architettonico.

L’estetica di Corinne Mazzoli è potente e strettamente connessa al montaggio da videoclip, dove la cultura alta si amalgama a quella bassa, dando origine a miscugli stridenti e a nuovi tutorial non-sense e anacronistici, dotati di un’estetica trash, erotica e cangiante. Si riferiscono allo studio dei comportamenti umani, alle manie, alle ossessioni contemporanee, alle mode passeggere, all’artificialità dei corpi, e sono accompagnati da musica noise, power electronics e metal, dove il rumore è il tipo di valore cercato. Sembra che negli ultimi due anni vi sia anche una forte attenzione da parte dell’artista per il mondo della natura, incarnando alcuni elementi di ecofemminismo. Il rapporto con il paesaggio è preponderante in “L’uomo al limite”, video realizzato sulle Dolomiti venete in un periodo precedente alla pandemia, ma nato ugualmente dopo una tragedia naturale come la tempesta di Vaia che ha abbattuto oltre 10 milioni di metri cubi di alberi. Qui assistiamo a un lungo spostamento dell’artista in maschera che va dalla Chiesa di Santa Fosca di Cadore al Lago di Lagole. Ripercorre a livello simbolico la vita di San Cristoforo, protettore
delle calamità naturali, nella sua forma prigenia di Reprobo, un barbaro, teriantropo, e, per certi versi, immigrato vagabondo. Si tratta di un culto nato in ambito ellennistico-egizio che ha alcuni riferimenti al dio Anubi, traghettatore delle anime. Lo stesso tipo di passaggio è presente anche nell’iconografia cristiana dove il Santo trasporta su di sé Gesù, avviando il proprio successivo martirio. Il video è accompagnato da un susseguirsi di grafiche vampiresche fortemente oniriche che cadenzano vari episodi: Preludio, Martirio e Santità. “L’uomo al limite” è una forma di pellegrinaggio pagano contemporaneo, ritmato dai passi dell’artista e dall’accompagnamento di un bastone fiorito, simbolo del Santo, da lei creato.
L’installazione è composta dalla presenza del video e da cinque bandiere corrispondenti alle fasi del martirio di San Cristoforo nella forma di set ambientale. Davanti a noi vediamo emergere la sequenza simbolica degli elementi della sua fine quali verghe d’acciaio, frecce, un elmo rovente, il fuoco e la decapitazione.

Partner

La Grande Casa scs nasce nel 1989 con l'obiettivo di favorire e promuovere diritti, sostenere e rispettare ogni singolo progetto di vita, favorire l’integrazione sociale e lavorativa delle persone più fragili. Operiamo in favore di donne, minorenni e famiglie, giovani, migranti e comunità locale nelle province di Milano, Monza e Brianza, Como e Lecco. Da oltre 20 ci occupiamo di accogliere le donne in uscita da situazioni di violenza e maltrattamento e accompagnarle verso l’autonomia. Nel 2020 abbiamo lavorato con 11.515 tra adulti bambini e ragazzi seguiti nei nostri servizi e progetti e coinvolto oltre 4.600 persone in eventi e iniziative di formazione. Abbiamo accolto 55 bambini nelle comunità residenziali, 50 mamme con bambini o donne sole nelle case di accoglienza, protezione sociale e avvio all'autonomia; 30 migranti; 10 minorenni migranti soli; 50 bambini e ragazzi nelle comunità diurne; 60 ragazzi nei centri di aggregazione giovanile; 100 bambini nei servizi per la prima infanzia e attivato 120 progetti di affido familiare.

Art Defender, nata nel 2008 da un'idea di Alvise di Canossa, è azienda leader specializzata nell’offerta di servizi di art collection management. L’azienda opera in quattro principali ambiti di attività: conservazione, consulenza, assicurazione e logistica. Con strutture di oltre 12.000 mq a Milano, Torino, Bologna, Firenze e Roma, grazie a un team di professionisti e un network di partner di eccellenza, si pone come interlocutore privilegiato di collezionisti, operatori del settore, musei e aziende per conservare, gestire e valorizzare patrimoni artistici e beni da collezione.
Art Defender è l’unica realtà in Italia a disporre di una rete di caveau di massima sicurezza, strutturati e allestiti per garantire i più elevati standard di conservazione e climatizzati in base alle specifiche caratteristiche dei beni. I caveau – organizzati in spazi privati e depositi collettivi – dispongono di aree attrezzate per il restauro, di spazi per private viewing e trattative private, di sale di posa fotografica e delle più sofisticate dotazioni tecnologiche per svolgere analisi diagnostiche e decontaminazioni. Completano
l’attività di conservazione spazi dedicati alla custodia e alla manutenzione di auto d’epoca e super car, soluzioni specifiche per lo stoccaggio di vini di pregio e da collezione e celle refrigerate destinate a fondi fotografici. Presso l’impianto di Bologna è disponibile, infine, il più importante deposito doganale privato italiano per la conservazione di opere, preziosi e automobili in regime di sospensione dei diritti doganali.
In ambito consulenziale, Art Defender affianca collezionisti privati, aziende e istituzioni fornendo loro perizie ed expertise, valutazioni (a fini patrimoniali, assicurativi, successori e bilancistici), gestione di pratiche di archiviazione e assistendo i clienti in operazioni di acquisto e vendita di singole opere e intere collezioni. Tramite competenze interne e un network di esperti e specialisti esterni, Art Defender accompagna i propri interlocutori in operazioni di gestione ordinaria e straordinaria delle collezioni con particolare riferimento alle fasi di passaggio generazionale e di pianificazione dei veicoli di gestione delle grandi collezioni.
Nel comparto assicurativo, Art Defender opera tramite la società controllata Art Defender Insurance, l’unica agenzia dedicata al settore della fine art, del design e dei beni da collezione proponendo a collezionisti privati, operatori del settore, aziende e istituzioni, prodotti assicurativi delle principali compagnie internazionali.
Art Defender, in collaborazione con la consociata Arterìa, offre infine servizi specialistici di logistica per l’arte assistendo i propri clienti non solo nelle fasi di movimentazione e trasporto - a livello nazionale e internazionale - ma anche per operazioni di import-export, per la gestione di pratiche ministeriali e per servizi di allestimento e disallestimento.
Art Defender porta con sé un nuovo concetto di servizi per l’arte, creando un modello di offerta completa in ogni fase di gestione del bene, capace di individuare la miglior soluzione per proteggere e valorizzare i propri beni nel tempo.

La performance "Nuovo Habitat" di Mara Oscar Cassiani è stata realizzata in partnership con Super Bubble Associazione Culturale e con A.I.T. ASSOCIAZIONE ITALIANA TUNERS.

A.I.T ASSOCIAZIONE ITALIANA TUNERS
La nostra è una grande famiglia. Con una storia unica, ricca di molteplici vocazioni e condivisioni. In questa varietà c’è una passione che ci unisce. La nostra associazione ha una consolidata esperienza nel settore del Tuning passione coltivata dai suoi fondatori da più di vent’anni.
Nel 2008 nasce l’Associazione Italiana Tuners che condividiamo con gli amici, sostenitori dandoci la forza di andare avanti ampliando la nostra conoscenza-passione alle auto che hanno segnato la storia automobilistica organizzando e gestendo raduni di auto modificate esteticamente a scopo sociale. Forte di uno Staff preparato e formato. Nel 2016 si crea la sezione riservata alle auto “maggiorenni”. Il nostro motto è “Passione Tuning senza compromessi."

Cartella stampa

Scarica qui la cartella stampa completa.
Se ti servono altre informazioni o materiali, scrivici: careof@careof.org

Crediti

Il progetto fa parte di Milano ArtWeek 2021 e di Vapore D’Estate, rassegna congiunta e condivisa dai Laboratori di Fabbrica del Vapore, nell’ambito del progetto Spazi al Talento, con il sostegno di Comune di Milano.

In collaborazione con La Grande Casa

Con il patrocinio di Fondazione Cariplo

Con il contributo di Regione Lombardia

Partner tecnico: Art Defender

Media partner: NERO

Si ringraziano:
A.I.T. Associazione Italiana Tuners (Davide Attardi, Gaetano Bandiera, Gianluca Borrelli, Anselmo Erca, Irene Maroungiu, Giovanni Varrica)
Apulia center for Art and Technology
Chiara Boscolo e Daniele Dall'Acqua
Silvia Cangioli
Fabbrix®
Anna Kaona
Giorgio Ronzani
Super Bubble Associazione Culturale

Per una visita in sicurezza e in adeguamento alle vigenti norme anti Covid-19, l’ingresso da Careof e la partecipazione alla performance di Mara Oscar Cassiani è consentito unicamente a chi in possesso di Certificazione verde Covid-19 contenente il QR Code (attestazione di stato di avvenuta vaccinazione, avvenuta guarigione da Covid-19 o effettuazione entro le 48 ore precedenti la visita di test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo) da mostrare all’ingresso unitamente a un documento di identità.

La Certificazione verde Covid-19 è richiesta a tutti i visitatori di età superiore ai 12 anni compiuti (i minori di 12 anni non necessitano di alcun documento per accedere agli spazi espositivi), a eccezione dei soggetti esenti, sulla base di una certificazione medica.